Oggi, milioni di persone parlano ebraico nelle strade di Tel Aviv, nei caffè di Gerusalemme e nelle scuole di tutto Israele. Eppure, se tornassimo indietro di poco più di un secolo, troveremmo un mondo completamente diverso: L’ebraico veniva utilizzato esclusivamente nei testi sacri e nella liturgia. Se oggi possiamo conversare in ebraico come in qualsiasi altra lingua moderna, lo dobbiamo a un uomo che ha dedicato la sua vita a un sogno apparentemente impossibile: Eliezer Ben Yehuda. La sua missione era chiara e ambiziosa: riportare l’ebraico a essere una lingua viva, parlata ogni giorno dal popolo ebraico. Per farlo, affrontò opposizioni feroci, sacrifici personali enormi e ostacoli che avrebbero scoraggiato chiunque. Ma Ben Yehuda era un rivoluzionario, un sognatore che non accettava il concetto di “impossibile”.
Dalla Lituania alla Terra di Israele: un sogno di Eliezer Ben Yehuda che prende forma
Eliezer Ben Yehuda nacque nel 1858 in un piccolo villaggio dell’attuale Lituania, con il nome di Eliezer Yitzhak Perelman. Crebbe in una famiglia profondamente religiosa e, come molti bambini della sua epoca, studiò la Torah e il Talmud fin da piccolo. L’ebraico faceva già parte della sua vita, ma solo come lingua sacra, da leggere nei testi e nelle preghiere, mai da usare per chiacchierare con un amico o per fare la spesa. La lingua madre di Eliezer Ben Yehuda era lo yiddish.
Tutto cambiò quando, da adolescente, venne a contatto con le idee della Haskalà, il movimento illuminista ebraico che promuoveva un rinnovamento culturale e intellettuale del popolo ebraico. Fu allora che maturò la sua idea rivoluzionaria: gli ebrei avevano bisogno di una lingua unitaria e moderna, e quella lingua doveva essere l’ebraico.
Ben Yehuda capì che per dare vita a un popolo serviva una lingua comune, e sognava che il popolo ebraico parlasse l’ebraico.
Nel 1881, a 23 anni, lasciò tutto e si trasferì in Erez Israel, allora sotto dominio ottomano, deciso a trasformare la sua visione in realtà.

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Un esperimento radicale: crescere il primo bambino madrelingua ebraico
Ben Yehuda non era un uomo da mezze misure. Non si limitò a insegnare e promuovere l’ebraico: lo impose nella sua vita personale nel modo più assoluto possibile.
Quando si sposò, fece alla moglie una richiesta incredibile: nella loro casa si sarebbe parlato solo ebraico, sempre e comunque. Il loro primo figlio, Ben-Zion, sarebbe stato il primo bambino da secoli a crescere con l’ebraico come lingua madre.
Ma c’era un problema: all’epoca, nessuno parlava ebraico nella vita quotidiana! Non c’erano altri bambini con cui il piccolo potesse giocare nella sua lingua. Per preservare la purezza dell’esperimento, Ben Yehuda fu estremamente rigido: proibì al figlio di ascoltare o parlare qualsiasi altra lingua.
La situazione era così drastica che, quando un giorno il bambino sentì per caso una parola russa, corse spaventato da suo padre, convinto di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ben Yehuda, invece di essere rassicurante, si infuriò ancora di più quando sorprese la moglie a rivolgersi al bambino in francese. Secondo lui, quell’errore poteva distruggere anni di sforzi.
Ben-Zion crebbe in un ambiente quasi isolato, senza poter interagire con altri bambini fino a quando non ci furono abbastanza giovani parlanti di ebraico. Ma l’esperimento funzionò: divenne il primo madrelingua di una lingua che, fino a quel momento, non esisteva più nel parlato quotidiano.
Un linguaggio tutto da inventare – Eliezer Ben Yehuda
Resuscitare una lingua non significava solo parlare ebraico: significava anche inventare parole nuove.
Come si dice “treno” in ebraico? E “giornale”? O “tappeto”? La Bibbia, da sola, non bastava: mancavano termini per la vita moderna.
Ben Yehuda si mise al lavoro, con un’ossessione quasi maniacale. Spulciava testi antichi, cercava radici linguistiche semitiche e coniava nuove parole, assicurandosi che avessero un’origine autenticamente ebraica. Grazie a lui, oggi usiamo parole come:
- “itton” (עיתון, giornale)
- “makhberet” (מחברת, quaderno)
- “ragua” (רגוע, calmo)
E migliaia di altre!
Fondò anche un giornale ebraico per promuovere la lingua e iniziò la monumentale impresa di compilare il “Dizionario Completo dell’Ebraico Antico e Moderno”, un’opera che divenne il punto di riferimento per la lingua ebraica rinata.
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Ostilità e persecuzioni
Non tutti apprezzavano la sua visione. Le comunità religiose di Gerusalemme lo consideravano un eretico: per loro, l’ebraico era una lingua sacra, da usare solo nella preghiera e nei testi religiosi. Parlare ebraico per fare la spesa o discutere di politica era una profanazione!
L’opposizione non si fermò alle parole: Ben Yehuda venne arrestato dalle autorità ottomane, accusato di cospirazione. Perseguitato e ostacolato, dovette affrontare anche enormi difficoltà economiche. La sua dedizione assoluta alla causa gli costò la salute e la famiglia, ma non si arrese mai.
Un’eredità eterna
Ben Yehuda non visse abbastanza per vedere il suo sogno realizzarsi del tutto, ma la sua eredità è ovunque.
Oggi l’ebraico è la lingua ufficiale di Israele, parlata da milioni di persone. Senza la sua ostinazione, senza la sua incrollabile fede in un’idea che sembrava folle, forse l’ebraico sarebbe rimasto confinato ai testi antichi, anziché diventare la lingua rinata.
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